Club Culturale La Viaccia

 

Come nasce il club culturale

La voglia di continuare un percorso, per chi ama la cultura in tutte le sue sfaccettature e manifestazioni, nasce da un gruppo ristretto di Soci del Circolo di Bonelle che decisero, nel 2003, di lavorare collettivamente attorno al progetto della realizzazione di un libro che narrasse la vita di questo Borgo lungo tutta la sua storia, a partire da quella precedente all’instaurazione della dittatura fascista fino ai giorni nostri. Questo libro, che si intitola “Storie di vita tra l’Ombrone il Circolo e il Brusigliano” ( i due corsi d’acqua che delimitano i confini di questo paese) fu pubblicato nel 2004 ed ebbe un eccellente riscontro in tutta la provincia di Pistoia, quasi sicuramente perché questa storia è simile a quella di quasi tutti i paesi del pistoiese. È un libro che narra (come scrive il Sindaco di Pistoia Renzo Berti) di contadini, artigiani, bottegai, impiegati, nomi e volti, soprannomi ed episodi che hanno fatto la storia di Bonelle animando questi oltre sessanta anni di vita; e lo fa con l’attenzione ed il rispetto che si devono a chi è stato protagonista di un percorso significativo, popolato da numerosi personaggi, da tenacia e passione, di solidarietà e impegno sociale.



È proprio da questo successo che nasce l’iniziativa di costituire il Club “La Viaccia”, del quale è coordinatore Nicola Giudice, e che in appena un anno di vita ha già al suo attivo una discreta serie di iniziative come il Concorso nazionale di poesia (al quale stiamo lavorando per la seconda edizione), una mostra fotografica curata da Andrea Bugiani, Umberto Taddei e Stefano Gargini che ha ripercorso, per immagini, sessanta anni di vita di questo paese; un’altra curata dall’eccellente fotografo Marco Innocenti e, poi, una mostra di pittura dell’artista Sergio Mazzoni, un’altra di Xilografia; proiezioni di film del regista pistoiese Alvaro Bizzarri; una serata di declamazioni delle opere di uno dei maggiori e noti poeti di Pistoia, e non solo, Giacomo Trinci; “La notte bianca”, curata da Carlo Bonacchi, Alessandro Tosi e Maurizio Mochi quando, interrompendo il traffico, Bonelle si è animata di bancarelle di oggettistica varia, specialità culinarie tradizionali, giochi per bambini, artisti di strada e varia umanità. Inoltre, il Club, ha animato la “Festa di primavera”, promossa dal Circolo nei mesi di giugno e luglio, con una suggestiva sfilata di moda di abiti da sposa delle varie epoche curata da Michela Taddei; un concorso teatrale che aveva come tema la comicità toscana; la presenza di personaggi comici famosi, a livello toscano e nazionale, che si è potuta realizzare per l’impegno profuso da Carlo Bonacchi e Enrica Fragai.

L’entusiasmo è ancora molto elevato e stiamo già mettendo in cantiere molte altre iniziative che, nel nostro intento, dovrebbero caratterizzare l’anno che verrà.

Stefano Gargini

 

Il 22 dicembre 2008, a soli cinquantaquattro anni, Andrea Bugiani ha lasciato per sempre questo mondo.

Lettera

Caro Andrea, adesso che ci hai lasciato, siamo convinti che si sarebbe sciolto anche il tuo essere schivo, il mettere sempre in secondo piano le cose che facevi e ci avresti autorizzato a narrare un po’ di te e ricordarti per ciò che eri in realtà, lasciandoci dire, con parole sincere, che la tua voce entusiasta manca, e non poco, a tutti noi e soprattutto (dopo naturalmente la famiglia) al Club Culturale “La Viaccia”che tanto hai contribuito a far nascere. Non a caso fossi il primo ad iscriverti e accettare di far parte dell’organismo dirigente avendo piena coscienza che avresti potuto fornire contributi importanti.

Di te non possiamo dimenticare il talento di polemista puntiglioso, qualità che non era fine a se stessa o derivata da un carattere ribelle per vocazione, bensì da un innato interesse e conoscenza profonda e preziosa da autodidatta per ogni forma di cultura, mal sopportando improvvisazioni, semplificazioni o leggerezze intellettuali.

La tua conoscenza spaziava in ogni campo e in ogni direzione e, quindi, come potremo dimenticare le dissertazioni appassionate sullo sport, musica, filosofia, saggistica, storia (in particolare quella europea del ‘900), politica, sempre vissuta da posizioni critiche e minoritarie che facevano apprezzare sempre più l’importanza democratica delle voci “fuori dal coro”; senza dimenticare il tuo hobby per la pesca, certamente nata nell’Ombrone con le prime esperienze di bambino; e quello per la pittura ed ogni altra espressione artistica come la fotografia, soprattutto nell’intento di immortalare su carta i luoghi e i volti di Bonelle. Rispetto a quest’ultima non possiamo dimenticare, nonostante già minato dalla malattia, il contributo rilevante alla Mostra per il cinquantesimo anno della nascita della Casa del Popolo e sulla quale lavorasti, oltre l’umana sopportazione, ad allestirla in tempo utile per l’inaugurazione. Risultò un grande successo e gran parte del merito va a te e al sacrificio che riuscissi a profondere.

Un’altra caratteristica del tuo modo di essere era di rivestire la faccia e le parole con una ruvida scorza realista, apparentemente scevra a sensibilità e sentimentalismi; noi, per una sorta di pudore, abbiamo sempre rispettato il tuo voler apparire sotto quella veste, ma oggi, sotto la spinta emotiva del dolore, è il giorno della verità non svelata e sentiamo il dovere di dirti che avevamo compreso bene la tua personalità complessa anche perché riuscisti a manifestare, tradendoti, la tua vera indole. Lo facessi quando insieme lavorammo al progetto del volume “Storie di vita tra l’Ombrone il Circolo e il Brusigliano”. Ricordiamo la tua puntigliosità sulla aderenza alla storia e sulla descrizione della vita reale delle cose e dei personaggi che avrebbero dovuto popolare il libro; però la tua vera essenza si manifestò con quei due scritti straordinari: “Storie ordinarie di ragazzi”, dove traspare la struggente, dolce, nostalgia dell’infanzia ed il grande amore per i luoghi e gli amici di Bonelle; e “Ripensando a Romanino”, dove delegassi la penna ad esternare un’autentica vena poetica, oltre all’affetto per le persone semplici e genuine.

Adesso dobbiamo lasciarti, ma non prima di averti esternato il nostro sincero apprezzamento per l’amore (condiviso) verso la “nostra piccola patria”: Bonelle. Eri nato da questa terra profumata di grano, erba e fiori sotto un piccolo scampolo di cielo; e dall’acqua argentata dell’Ombrone dove, per tua volontà, ti sei voluto immergere per l’ultima volta come una sorta di ritorno alle radici.

Grazie, grazie amico Andrea per averci insegnato, durante questi ultimi due anni, il sentiero prezioso della speranza, della forza, la dignità del dolore e il coraggio della sopportazione nell’attesa del “sonno” privo di sofferenza.

Con te non parleremo di trascendenza ma vivrai, almeno nel ricordo, fino a che l’ultimo di noi vivrà.

Grazie per essere esistito!

Stefano Gargini

GIORGIO VANNUCCHI

Giorgio Vannucchi, un amico bonellino innamorato di Bonelle e dei suoi compaesani, ci ha lasciato per sempre il 15 agosto 2007. Era nato a Pistoia il 30 settembre 1931.

In tenera età, verso i cinque anni, iniziò a lavorare al forno di Gherardo Brillanti detto “Il Moro” che gli volle bene come ad un figlio. Un bene ricambiato perché Giorgio ha continuato a parlare di quell’uomo per tutta la sua vita, quasi desiderasse che non venisse mai dimenticato.


Giorgio Vannucchi


L’impegno per il lavoro in età precoce non gli impedì di studiare con ottimi profitti in tutte le materie. Era un ragazzo dotato di vivissima e rara intelligenza ed in quell’epoca di povertà e miseria fu uno dei pochi figli di operai a frequentare le scuole superiori a Pistoia. Terminata la scuola trovò lavoro come tornitore nell’azienda di Renzo Iozzelli, presso la quale restò per quasi tutto il periodo lavorativo.

Giorgio, fin da giovane, fu un narratore eccelso che gli valse la stima dei suoi numerosissimi amici diventando un punto di riferimento importante all’interno del paese e non solo. Era in possesso di una dialettica affascinante condita di ironia sopraffina, dono che gli veniva dal talento naturale ma anche dalle numerose letture di ogni tipo. Si potrebbe affermare che in questo campo fosse onnivoro, nutrendosi di libri per approfondire sempre più la sua innata curiosità per i saperi, qualunque essi fossero. Per il suo carattere aperto, schietto, sincero ed allo stesso tempo serio, rispettoso ed educato nei confronti degli altri, nonché scevro e mai incline ai compromessi, si fece voler bene e apprezzare da molti per la sua forza morale, per quell’etica e capacità nel cercare di comprendere gli uomini sia nella virtù come nell’errore, e non c’era segreto confidato che potesse, anche per sbaglio, uscire dalla sua bocca.

Poco più che ventenne fu tra i Soci fondatori della Casa del Popolo diventando, assieme ad altri tredici componenti più maturi di lui (Alibrando Cioci, Silvano Palandri, Armenio Tuci, Montanello Gargini, Egisto Bugiani, Filiberto Ginanni, Luigi Guidotti, Eli Benesperi, Romolo Romoli, Giulio Biagioni, Giovanbattista Cappellini, Rolando Gargini e Bruno Gabbanini), membro del Consiglio d’Amministrazione.

All’interno del Circolo Ricreativo ARCI di Bonelle ricoprì sempre cariche importanti e il suo lavoro, in quest’ambito, non fu mai messo in discussione da nessuno. Con il passare del tempo divenne la “memoria storica del paese” e fu determinante nella scrittura del libro su Bonelle: “Storie di vita tra l’Ombrone il Circolo e il Brusigliano”, presentato a Bonelle nel novembre del 2004. Questo è stato il suo ultimo atto ufficiale, poco dopo si ammalò e morì nella sua casa di Bonelle, il 15 agosto 2007, dopo un calvario durato più di due anni.

Cinque giorni dopo la sua morte l’artista e amico Umberto Buscioni, bonellino sincero ed ora residente a Serravalle Pistoiese, scrisse una bella lettera al nipote Stefano da estendere a tutti i suoi cari ed agli amici del Circolo:

Serravalle 20 ag. 2007

Caro Stefano

Anche Giorgio, il nostro Giorgino se ne è andato chissà in quale spazio remoto sideralmente fuori dalla nostra portata. Se ne è andato dopo una vita in simbiosi con Bonelle e la Casa del Popolo e l’apparente banalità del nostro quotidiano; con le battute, i ricordi, le parole di quello che resta della nostra gergalità operaia di paese. Ci sentiamo tutti perduti con l’insensatezza del vivere se non fosse per i sentimenti, sia pure inespressi, che ci riempiono il cuore. Se non fosse per le intuizioni della poesia che sposta il baricentro in una dimensione più alta e metafisica che fa sperare che non tutto sia perduto e che ogni cosa che finisce abbia una sua tramatura, qualcosa che gli uomini cercano da sempre tentando di squarciare un velo che possa rassicurarci sul nostro destino. Il vuoto che ci afferra alla bocca dello stomaco si stempera nei giorni che passano, il dolore resta ma qualcosa di metafisico, una speranza comincia a riaffiorare.

Non è rassegnazione (…tutto è destinato a passare) è qualcosa d’altro come, sia pure fra le nebbie, un chiarore che si affaccia, miracolosamente, a consolarci.

Per un po’ non mi sentirò di venire a Bonelle, una delle fonti della nostra piccola storia è muta, ogni giorno perdiamo qualcosa è inevitabile.

Siamo in attesa di qualcosa d’altro che ci aiuti.

Un caro saluto

Umberto Buscioni

Il Consiglio del Circolo ARCI di Bonelle, per tre anni consecutivi, ha organizzato una corsa ciclistica per ricordarlo: “Memorial Giorgio Vannucchi”.